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A New York la primavera annuncia ogni volta una rinascita: il clima si fa mite dopo i rigori dell'inverno, e la luce si ferma più a lungo, calando tra i grattacieli e i palazzi di arenaria, e tenendo lontana la notte e i suoi orrori. Per il detective Francis Mooney, ormai anziano, solitario, ribelle e insofferente a ogni regola ma tollerato dai superiori perché i tanti casi risolti lo rendono pressoché inamovibile, aprile è davvero il mese più crudele, perché è in questa stagione che, una volta all'anno, un misterioso assassino uccide le sue vittime. I delitti sono concentrati in tre o quattro isolati al centro di Manhattan, e qualsiasi passante si trovi nella zona dei teatri intorno alle dieci di sera, l'ora in cui la folla è più numerosa, può diventare il bersaglio ignaro di un grosso blocco di cemento lasciato cadere dal tetto di un palazzo. Le vittime sono ormai cinque, e la polizia insiste ad archiviare le loro morti come «accidentali», ma Mooney è certo che dietro l'apparente casualità di questi incidenti si nasconda la mano di un folle: anzi, di un vero e proprio serial killer. Comincia così un'indagine serrata, solitaria e ossessiva, che porterà l'anziano detective a fare i conti con un personaggio inconsueto quanto inaffidabile e pericoloso: un drogato, mitomane e paranoico, che si sente felice solo in ospedale, ma che è anche l'unico a poterlo aiutare nella ricerca della verità.